Sicurezza in montagna, dalle statistiche alcuni spunti

Quando la maturità gioca brutti scherzi. Gli escursionisti più anziani sono i più esposti agli incidenti.

di Stéphane Grounauer, Presidente TicinoSentieri

Gli incidenti sui sentieri preoccupano gli addetti ai lavori in quanto le conseguenze umane sono spesso pesanti, allorquando lo sviluppo della rete sentieristica mira a favorire esperienze di piacere e spensieratezza.

Ogni frequentatore dei sentieri può e contribuire ad evitare incidenti spiacevoli. Anzi è più appropriato dire che “deve contribuire” in quanto la responsabilità di prendere le decisioni giuste e usare la dovuta prudenza, quando ci si muove nella natura, è interamente del singolo escursionista. Ognuno insomma deve conoscere i propri limiti e badare a non superarli, tenendo conto che anche un sentiero demarcato riserva delle sorprese e delle sfide.

Nella pratica dell’escursionismo e del trekking in Svizzera si registrano circa 20'000 incidenti all’anno. Questo numero può apparire elevato ma va messo in relazione al fatto che il 44,3% della popolazione svizzera, ovvero 3,8 milioni di persone, praticano in qualche modo questa attività. A titolo di confronto le circa 830'000 persone che a vario titolo giocano a calcio danno luogo a 81'000 infortuni l’anno.

Purtroppo rispetto al numero di incidenti, sono molti quelli gravi. Annualmente in Svizzera perdono la vita circa 50 persone nella pratica dell’escursionismo e del trekking. Con gli altri sport di montagna estivi, l’escursionismo va quindi a costituire la categoria con il maggior numero di incidenti mortali.

L’analisi statistica di questi incidenti fornisce alcuni indizi sugli aspetti importanti per evitare le situazioni pericolose.

I meno giovani sono decisamente la categoria più esposta agli incidenti mortali. Ecco le cifre degli ultimi 10 anni in Svizzera: 2 fanciulli fino a 9 anni, 22 ragazzi 10-19 anni, 100 persone tra 50 e 59 anni e 242 persone oltre i 60 anni. Risulta subito chiaro come gli anziani siano maggiormente esposti al rischio di caduta. Nonostante l’esperienza e la dimestichezza con la montagna infatti con l’avanzare dell’età bisogna fare conto con una sensibile riduzione dell’equilibrio e della capacità di reazione, che tocca indistintamente tutti.

In effetti 8 incidenti mortali su 10 sono dovuti a cadute e ben metà di questi concernono gli ultrasessantenni.

Altri dati significativi ci dicono che tra le vittime il rapporto è di 4 uomini per 1 donna e di 4 residenti in Svizzera per 1 turista. L’identikit della vittima tipo non è dunque quello della giovane turista sprovveduta che si è avventurata sul sentiero con le scarpette da ginnastica. Statisticamente invece la vittima è un uomo del posto, di una certa età, probabilmente con una buona esperienza e conoscenza della montagna alle spalle, che viene sorpreso dal lento e impercettibile calo dell’equilibrio e della capacità di reazione del proprio corpo.

In effetti l’UPI ha intervistato 809 persone e solo il 10% ha indicato che “sopravvalutarsi” è tra le principali cause di incidente.

Un altro suggerimento per la sicurezza che si può dedurre dalle statistiche è che il 55% degli infortuni mortali è capitato a escursionisti solitari, il 25% viaggiava in coppia, il 7% in gruppi di 3 e solo il restante 13% in gruppi più grandi. Detto in altre parole, più il gruppo è grande, meno incidenti gravi capitano. Chi va in montagna da solo è esposto alle più alte probabilità di infortunio grave. Forse questo fenomeno si può spiegare con la responsabilità reciproca che porta a valutare meglio le situazioni.

In conclusione si può dire che l’escursionismo è uno sport sicuro, visto il numero di incidenti in rapporto alle persone che lo praticano, tuttavia è fondamentale valutare correttamente le proprie capacità. Al contrario del traffico automobilistico, dove i giovani conducenti pagano la mancanza di esperienza, negli sport di montagna il rischio aumenta con l’avanzare dell’età. È il lento e progressivo venir meno dell’equilibrio, dell’elasticità e dalla capacità di reazione che porta a sopravvalutare le proprie capacità nonostante l’esperienza. (fonti: UPI, Status 2016; UFSpo, Sport Svizzera 2014)

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